quinta-feira, 10 de julho de 2014

Dylan Dog


"Nevrotico, ex-alcolista, vegetariano, Dylan Dog è senz’altro il detective privato più in controtendenza del panorama fumettistico e letterario tout court. L’Old Boy2 deve però il suo grandissimo successo e la sua fama imperitura a ben più che all’intreccio delle sue storie, ai variegati mostri che affronta o alle battute di Groucho. Il geniale e vulcanico padre di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, è riuscito infatti a infondere al suo personaggio un ingrediente segreto, ossia una sensibilità poetica e filosofica di tipo esistenzialista, che gli ha permesso di parlare della condizione umana attraverso i mostri che l’Indagatore dell’Incubo affronta per sbarcare il lunario."

"Dylan Dog non è un semplice fumetto horror, sempre che lo sia mai stato; è piuttosto un ritrovo per anime affini, desiderose di interrogarsi sulle questioni fondamentali del vivere. Attraverso gli incubi che dissolve ogni mese, Dylan ci consente di gettare uno sguardo sui lati oscuri della condizione umana, e in special modo su quelli del tempo presente, un’epoca cinica, vacua e afflitta da quella assoluta mancanza di senso e di direzione"

"Sclavi è riuscito infatti a inserire nel suo fumetto una quantità enorme di punti fissi ricombinabili a volontà: abbiamo per esempio l’abbigliamento ripetitivo di Dylan Dog – giacca nera, camicia rossa portata fuori dai pantaloni, jeans blu e Clarks chiare. Oppure le sue abitudini: Dylan è astemio (con riserve), vegetariano, odia i cellulari e i computer, ama gli animali, guida un maggiolone targato DYD 666, come pistola usa una vecchia Bodeo che deve farsi lanciare ogni volta da Groucho, ripete di continuo l’espressione «Giuda ballerino!» e così via. E poi ci sono le sue numerose fobie e problemi psicologici – è un ex-alcolista, soffre di claustrofobia e di vertigini, ha paura dell’aereo e della folla, il terrore delle iniezioni e dei pipistrelli. La lista dei suoi disturbi mentali non finisce di certo qui –e su tutto regna sovrana la “bestia nera” di Dylan, ossia la depressione, da lui definita «un abisso buio e freddo, da cui sembra impossibile risalire [...] la depressione è forse il più orrendo di tutti i mostri». 

E poi ci sono gli hobbies e i passatempi dell’Indagatore dell’Incubo: il modellino di galeone che Dylan non riesce mai a terminare; il clarinetto con cui, per rilassarsi e concentrarsi, cerca di suonare Il Trillo del Diavolo di Tartini; il diario, su cui scrive con la classica penna d’oca; l’abitudine di portare ogni nuova conquista in pizzeria e a vedere un film dell’orrore. Citiamo inoltre la tariffa di cinquanta sterline al giorno più le spese – poi raddoppiata, con il crescere del costo della vita –; la sua casa, un vero e proprio museo di libri, dischi e cimeli presi dai set di classici dell’horror; il campanello urlante installato da Groucho e proveniente, come il modellino di galeone, dal misterioso negozio interdimensionale Safarà; l’uso disinvolto che Dylan fa del suo tesserino scaduto di Scotland Yard; i secchi rifiuti con cui l’ispettore Bloch liquida le sue richieste d’aiuto, che poi però vengono sempre accolte con rassegnazione; la posizione che assume quando ascolta i casi dei oi clienti, con una gamba sul bracciolo della sedia e le punte delle dita riunite quasi in preghiera di fronte al volto.

E poi le donne, numerosissime, che attraversano mese dopo mese la sua vita, e di cui Dylan è quasi sempre profondamente innamorato – un po’ come in Beautiful, dove Ridge Forrester, Brooke Logan e gli altri personaggi si innamorano profondamente per brevi periodi e non concepiscono mai il sesso come semplice attività ricreativa."

Manzocco, R. (2011). Dylan Dog. Esistenza, orrore, filosofia. Milão: Mimesis.